Occupazione ungherese dei territori jugoslavi

Durante la seconda guerra mondiale, il Regno d'Ungheria occupò militarmente alcune regioni del Regno di Jugoslavia. Questi territori furono tutti sotto il dominio ungherese già prima del 1920 e in virtù del Trattato del Trianon furono assegnati alla neonata Jugoslavia.

L'occupazione militare iniziò l'11 aprile 1941 quando 80.000 soldati ungheresi attraversarono il confine a sostegno dell'invasione della Jugoslavia da parte dell'Asse. Ci fu una sorta di resistenza da parte degli irregolari serbi cetnici, dato che le difese dell'esercito reale jugoslavo erano ormai crollate. Le forze ungheresi furono aiutate indirettamente dal Volksdeutsche locale che aveva formato una propria milizia e disarmato circa 90.000 soldati jugoslavi. Il governo del neonato Stato Indipendente di Croazia successivamente acconsentì all'annessione ungherese del Međimurje.

Le autorità occupanti classificarono immediatamente la popolazione della Bačka e della Baranja tra coloro che vivevano in quelle regioni da quando erano state per l'ultima volta sotto il dominio ungherese nel 1920 e tra i coloni, per lo più serbi, arrivati da quando le zone entrarono a far parte della nuova Jugoslavia. Cominciarono quindi a radunare migliaia di serbi nei campi di concentramento e ad espellerli nello Stato indipendente di Croazia, nel Montenegro occupato dagli italiani e nel territorio della Serbia occupato dai tedeschi: decine di migliaia di serbi furono deportati dai territori occupati a cui seguì l'attuazione di una politica di "magiarizzazione" della vita politica, sociale ed economica dei territori occupati, incluso il reinsediamento degli ungheresi e degli Székelys da altre regioni dell'Ungheria. La "magiarizzazione" non ebbe alcun impatto sul Volksdeutsche, a cui fu riconosciuto uno status speciale sotto il dominio ungherese.

La resistenza armata su piccola scala all'occupazione ungherese iniziò nella seconda metà del 1941, fu affrontata duramente con esecuzioni sommarie, espulsioni e internamenti. L'insurrezione si concentrò principalmente nell'area etnico-serba della Bačka meridionale nella regione di Šajkaška, dove le forze ungheresi si vendicarono per le perdite subite. Nell'agosto del 1941 l'amministrazione civile assunse il governo dei cosiddetti "Territori meridionali recuperati" (in ungherese: Délvidék), formalmente annessi all'Ungheria a dicembre. Nel gennaio del 1942 l'esercito ungherese condusse dei raid durante i quali uccisero oltre 3.300 persone, per lo più serbi ed ebrei.

Nel marzo 1944 iniziarono i negoziati con gli Alleati, la Germania prese il controllo del paese compresi i territori annessi durante l'operazione Margarethe. All'occupazione tedesca seguirono i trasporti degli ebrei rimasti nei territori occupati verso i campi di sterminio, provocando così la morte dell'85% degli ebrei presenti nei territori occupati. Prima del loro ritiro dai Balcani di fronte all'avanzata dell'Armata Rossa sovietica, i tedeschi evacuarono circa 60.000-70.000 Volksdeutsche da Bačka e Baranja in Austria.

Le regioni di Bačka e Baranja tornarono sotto il controllo jugoslavo quando i tedeschi furono cacciati dall'Armata Rossa alla fine del 1944. Le regioni di Međimurje e il Prekmurje rimasero occupate fino alle ultime settimane di guerra.


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